Immaginate di dover costruire una piramide per un faraone. Immaginate di doverla costruire con le stesse tecnologie a disposizione degli egizi migliaia di anni indietro nel tempo. Come fare? Beh, per prima cosa vi arriveranno dei grossi blocchi di pietra dal Nilo perfettamente cubici, li dovrete trasportare fino al luogo prescelto per la costruzione e dovrete impilarli l’uno sull’altro fino a formare una piramide molto stabile.

Che cosa c’entra questa storia vecchia di millenni con le più moderne tecnologie della blockchain e, soprattutto, con i contratti? Apparentemente nulla, ma in realtà una sottile somiglianza esiste: la blockchain, più o meno, “funziona” come quella piramide.

Infatti, tramite particolari software, più operazioni informatiche vengono ordinatamente ammassate le une alle altre da specifici operatori (che fanno a gara tra loro a chi sia il più veloce ad impilare, ricevendo in cambio un guadagno), rendendo il tutto più resistente. Come le pietre che si trovano al centro di una piramide sono molto difficili da rimuovere, così le operazioni informatiche ammassate in una blockchain sono difficili, se non impossibili, da rimuovere e/o modificare. Questo perché “la massa” di tutto ciò che è sovrastante “fa da tappo”. Come se fosse un grande libro mastro non modificabile nel quale sono indicate tutte le operazioni fatte tramite quel particolare sistema. Tutto quanto inserito all’interno della blockchain, pertanto, è sostanzialmente immutabile e certo.

Immaginate a questo punto di aver scritto un nuovo libro di poesie. Volete essere sicuri che nessuno “ve lo rubi”. Che cosa fare? La prima e tradizionale opzione che avete è effettuare il Deposito delle Opere Inedite presso la SIAE.

In alternativa si potrebbe anche valutare di “caricare il file” collegato all’opera (il cubo di pietra) all’interno della blockchain, creando in tal modo un NFT (Non Fungible Token). Un “oggetto informatico” ben preciso e non fungibile. Di quello, sostanzialmente, ne esiste uno e uno soltanto in tutto il mondo. In tal modo si ottiene la prova dell’unicità e di proprietà dei diritti d’autore del file contenente quella specifica poesia.

N.B. In realtà, sulla blockchain, non viene esattamente caricato il file contenente la poesia, ma il file HASH, ma questa è un’altra storia.

Dott. Piergiorgio Belotti